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Chianciano Arrivabene Tolkien

Agostino Arrivabene: Nel segno di Feeria

Mostra Personale nell’ambito di Chianciano Terra di Mezzo

«Feeria è un paese pericoloso,

pieno di trabocchetti per gli incauti e tranelli per i temerari (…)

vi sono mari sconfinati e miriadi di stelle,

una bellezza che incanta e pericoli sempre in agguato;

e la gioia e il dolore vi sono affilati come spade.»

J.R.R. Tolkien

Dove si può visitare la mostra personale di A. Arrivabene durante Chianciano Terra di Mezzo?

La mostra personale di Agostino Arrivabene è allestita presso Villa Simoneschi di Chianciano Terme, in Viale Dante 37 a Chianciano Terme, di fronte al Museo Archeologico di Chianciano Terme. Dispone di un comodo parcheggio gratuito dal lato del Museo Archeologico.

Quando si può visitare la mostra personale di A. Arrivabene?

La mostra personale di Agostino Arrivabene “Nel segno di Feeria” sarà inaugurata
sabato 1 luglio alle ore 16.00 presso Villa Simoneschi.

Gli orari di visita saranno i seguenti:
sabato 1 luglio, dalle ore 16,00 alle ore 21,00
domenica 2 luglio, dalle ore 10,00 alle ore 18,00
Da Mercoledì 5 a Domenica 9 luglio, dalle 10,00 alle 12,30 e dalle 16,00 alle 19,00

SCARICA IL DEPLIANT DELLA MOSTRA QUI


Un racconto interiore

Apparizioni, rivelazioni, arcani splendori si scoprono al principio di ogni irrefrenabile gesto liminare, quasi fossero l’inizio di un reame ineguagliabile in cui addentrarsi con la nobiltà di un passo ulteriore, di quel perfetto chiarore che le stesse opere irradiano come se avessero già varcato la soglia inaccessibile. Non è un artista di altri mondi Agostino Arrivabene, ne è il viaggiatore prediletto, l’alchimista sapiente destinato ad addentrarsi nel corpo della pittura, della scultura, dell’arte stessa fino al limite estremo in cui possa divenire  incanto, tremore, promessa. Ne forgia i segreti, la spinge a rivelarsi solo al suo sguardo paziente per poi trovarne l’accesso tra le stratificazioni del tempo e dell’anima. Nella materia grezza, dove a tratti arranca il colore, in altri si libera o si inabissa, cela la trama infinita di un racconto che è già storia e futuro sospeso.

«Io cammino tra due eternità.» aveva scritto Denis Diderot guardando alle vestigia del passato. Ed è come se l’arte di Arrivabene vi camminasse senza indugio, trattenendo il sogno e varcando la realtà da un altro accesso, privilegiato e doloroso. In quelle forme compiute, perfette, incarnate ed evocatrici può così condurre chiunque vi si accosti in un percorso iniziatico che attraversa le ombre, gli sfumati, le tensioni visionarie provenienti dal passato fino alle tracce a venire di realtà sedimentate e misteriose, nella “tradizione che riprende e quella che fonda”, per dirla col filosofo Merleau-Ponty. Materie pure e incorrotte, pigmenti macerati che l’artista pervade con la propria rivelazione, magnificandole nella dissoluzione o nei componimenti di maestrie antiche per svelarne poi la tensione nel respiro e nel colore.

E in esse c’è il memento della caducità, il destino ultimo di pietra pervaso da chiaroveggenza e anelito d’immortalità.

Il pennello colora – aveva scritto Géricault – solo l’immaginazione colorisce

La malia di Feeria s’insinua lì, nella sospensione del gesto, nel sorgere della luce incarnata o nei paesaggi vibranti e s’ingenera tra i sogni, le parole, contro i mondi, nella lotta estenuante e nel cammino della vita… fino a lambire le rive di una grande opera sublime e attesa.

«La malia di Feeria non è fine a se stessa: – affermava Tolkienil suo merito risiede nei suoi effetti, tra i quali va annoverata la soddisfazione di alcuni primordiali desideri umani. E uno di essi è quello di sondare le profondità dello spazio e del tempo; un altro,[…], è quello di aver comunione con gli altri esseri viventi.» Questo luogo del desiderio sembra allora abitare sui crinali, nelle fenditure in cui l’arte di Agostino Arrivabene vive e genera scendendo a patti con l’infinito. Tra le metamorfosi di miti ritrovati che scorticano l’anima, l’artista sonda l’irrequieta verità in una Wunderkammer smisurata, arrivando a percepire l’epifania numinosa di una bellezza paziente in un tempo altro, libero, cacciatore di eterno.

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